INSIGHT: L’anticorruzione a servizio della sostenibilità

WST - 5 Maggio 2023 NEWS

La sostenibilità non è una questione esclusivamente ambientale. Attualmente, le scelte europee in tale ambito, culminate nell’obbiettivo “impatto zero al 2050” hanno inevitabilmente concentrato l’attenzione delle imprese e del sistema finanziario sulla parte “E” (Environmental) degli “ESG”. Tuttavia, altrettanto importanti al fine di un reale orientamento strategico delle imprese verso la sostenibilità, sono gli aspetti Social e di Governance.

Le tematiche Social attengono a tutti gli aspetti che ruotano attorno alla gestione delle “persone” – il capitale umano dell’impresa – sia al suo interno, sia lungo la catena di fornitura. Col termine Governance s’intendono tutti gli strumenti organizzativi e di controllo di cui l’impresa si dota (Codice Etico, organigramma e sistema di poteri e deleghe, procedure, sistema di controllo…) al fine di orientare le decisioni ed i comportamenti aziendali in modo coerente con la propria dimensione valoriale.

La continuità e il “successo sostenibile” (concetto introdotto nel Codice di Corporate Governance di Borsa Italiana) delle imprese si giocano quindi sulla loro capacità di orientare in modo sostenibile il proprio modello di business. Vi è sempre più consapevolezza, nella società civile, nel mondo delle imprese, nelle Amministrazioni e nell’opinione pubblica, della necessità di adottare un approccio integrato e misure concrete per affrontare questo importante cambio di paradigma socio-economico, e le numerose e complesse sfide ad esso collegate, che riguardano lo sviluppo e le generazioni future.

In questo senso, di particolare interesse è l’Agenda 2030, un programma d’azione per le persone e le organizzazioni pubbliche e private, volto a favorire la sostenibilità dello sviluppo e la tutela del Pianeta, sottoscritto nel settembre 2015 dai Governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. Essa è articolata in 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile – Sustainable Development Goals, “SDGs”, da raggiungere entro il 2030.

L’Agenda 2030, all’Obiettivo 16 – “Pace Giustizia e Istituzioni forti” – tratta un tema di Governance di grandissima rilevanza, che attiene giustizia e alla costruzione di istituzioni efficaci e responsabili. È il concetto del “buon governo”, presupposto fondamentale per una società pacifica ed inclusiva. Per raggiungere tale scopo, l’Obiettivo 16 chiede, tra le altre cose, di combattere tutte le forme di criminalità organizzata e di ridurre in modo significativo la corruzione e l’illegalità, garantendo pari opportunità nell’accesso alla giustizia. Il perseguimento di tali obiettivi richiederà, come è facile intuire, un forte coinvolgimento di tutte le componenti della società, dalle imprese private al settore pubblico, dalla società civile agli operatori dell’informazione e della cultura.

Diverse sono le declinazioni concrete di tali obiettivi. In Italia, per esempio, la cosiddetta legge anticorruzione, legge 6 novembre 2012, n. 190 “Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell’illegalità nella pubblica amministrazione”, prevede una serie di misure preventive e repressive contro la corruzione e l’illegalità nella pubblica amministrazione e rappresenta di fatto un contributo del mondo delle Pubbliche amministrazioni all’Obiettivo 16 dell’Agenda 2030.

La ratio sottesa a tale legge è proprio quella della prevenzione e della repressione del fenomeno della corruzione attraverso un approccio multidisciplinare, nel quale gli strumenti sanzionatori si configurano solamente come alcuni dei fattori per la lotta alla corruzione e all’illegalità nell’azione amministrativa.

Tale normativa rappresenta da un lato un significativo passo sulla strada dell’adeguamento dell’ordinamento giuridico italiano agli standard internazionali, e dall’altro un elemento di democratizzazione dell’intero “sistema Italia”, attraverso un rafforzamento (soprattutto tramite il derivato D.Lgs. 33/2013) degli obblighi di trasparenza posti a carico dei soggetti pubblici, rompendo il consolidato binomio opacità-corruzione.

Alla base della legge 190/2012 vi è la consapevolezza che la corruzione porti danni alla credibilità di un sistema Paese nel suo complesso, che si traducono in danni anche di natura economica, dal momento che viene alterata la concorrenza e si disincentivano gli investimenti anche stranieri, frenando di conseguenza lo sviluppo economico.

L’attuazione della L. 190/2012 parte dalla mappatura dei processi dell’Ente o della Società pubblici e dall’individuazione delle misure necessarie per ridurre il rischio corruttivo. Tali misure spesso rappresentano al contempo significativi elementi diretti a rafforzare la sostenibilità dell’Azienda e che possono quindi essere inserite nel report di sostenibilità (si pensi alle misure in materia di digitalizzazione).

Oltre a tale normativa, applicabile innanzitutto ai soggetti pubblici, il nesso fra anticorruzione e sostenibilità si realizza anche attraverso lo strumento del rating di legalità, che coinvolge maggiormente, anche se non esclusivamente, i soggetti privati.

Il rating di legalità è infatti uno strumento introdotto nel 2012 per le imprese italiane, volto alla promozione e all’introduzione di principi di comportamento etico in ambito aziendale tramite l’assegnazione di un “riconoscimento” – misurato in “stellette” – indicativo del rispetto della legalità da parte delle imprese che ne abbiano fatto richiesta e, più in generale, del grado di attenzione riposto nella corretta gestione del proprio business.

I presupposti di questo rating vanno a toccare tutti i punti ESG. A livello di governance, l’impresa che ottiene il rating dimostra di avere un’adeguata struttura organizzativa in cui i soggetti apicali non hanno ricevuto condanne penali per tutta una serie di reati, tra cui quelli legati alla sicurezza sul lavoro, all’ambiente e alla corruzione. A livello sociale, tale rating prevede che l’impresa non sia stata raggiunta nel recente passato, fra le altre cose, da provvedimenti sanzionatori amministrativi, per violazioni delle normative in materia di concorrenza, tutela dei consumatori, nonché salute, copertura previdenziale e sicurezza dei lavoratori.

Infine, ad ulteriore conferma del collegamento con il concetto di sostenibiltà, uno dei criteri premiali per l’ottenimento di punteggio nell’ambito del rating di legalità è proprio la predisposizione di processi organizzativi volti a garantire forme di Corporate Social Responsibility (“CSR”) anche attraverso l’adesione a programmi promossi da organizzazioni nazionali o internazionali, nonché grazie all’acquisizione di indici di sostenibilità.

La cultura della legalità è uno dei presupposti fondamentali per lo sviluppo sostenibile, tanto delle imprese quanto delle Amministrazioni, e fa riferimento ai valori aziendali che sono alla base delle tematiche di CSR ed ESG, favorendo il perseguimento di vantaggi non solo per lo sviluppo collettivo, ma per i singoli operatori economici che vi aderiscono.

L’Agenda 2030, partendo proprio dal perseguimento della cultura della legalità, dal principio di giustizia e da quello della relazione intergenerazionale, mira ad assicurare istituzioni efficaci, forti e trasparenti e realizzare una società più giusta e priva di disuguaglianze. Per fare ciò, occorre anche combattere la corruzione che ostacola lo sviluppo e la stabilità economica di un Paese.

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